Esperti prevedono terremoto Calabria e Sicilia


L’ultima “previsione” in fatto di terremoti arriva dall’Enea di Bologna: “A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5″, ha detto Alessandro Martelli, presidente del centro ricerche Enea di Bologna, ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Un’autorità scientifica insomma. Martelli specifica: “Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni”.

Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna, spiega anche in modo chiarissimo qual’è lo “stato dell’arte” sulla previsione dei terremoti, spiegando benissimo che “le previsioni in senso stretto cioè dire che un evento di magnitudo “x” avverrà nel luogo “x” il giorno “x” è assolutamente impossibile al giorno d’oggi, ma quello che si può fare è prevedere con una certa probabilità di azzeccarci che un terremoto possa avvenire in un certo periodo di tempo (qualche mese, almeno, o un anno) in una zona normalmente abbastanza estesa come dimensioni, quindi si tratta in ogni caso di qualcosa che potrebbe anche non verificarsi“.

L’Italia ha bisogno di rivedere le proprie zone sismiche


L’Italia del Nord vivrà nei prossimi mesi sotto una “spada di Damocle”: lo afferma Pascal Bernard, fisico e sismologo all’Istituto di fisica del globo di Parigi. Intervistato da Le Monde e da Le Figaro, anche lo scienziato francese, come i colleghi italiani, avverte che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi ci si può aspettare altre repliche dei terremoti che hanno colpito l’Emilia.

Bernard ammette che la serie sismica appena registrata è “piuttosto inconsueta”.

Da secoli – spiega – si sa che la zona può generare sismi di magnitudo 6, poiché sono state individuate delle faglie sotto la Pianura padana. Ma “sismi a cascata, è abbastanza sorprendente”. “Quando una faglia si rompe – aggiunge – può destabilizzare la faglia vicina e provocare, al di là delle repliche, nei giorni o nei mesi seguenti, un sisma della stessa intensità”. “La Pianura padana – continua il sismologo – è una zona di contatto tra differenti placche sismiche. Nella regione, le rocce della crosta terrestre sono compresse dalla pressione che si esercita tra le placche. Queste si spaccano e provocano delle faglie di grandi dimensioni, individuate sotto la pianura del Po. Tutto ciò è legato alla risalita verso il Nord della penisola italiana che in qualche sorta viene a urtare

Questa serie annuncia un terremoto più forte? Il sismologo non esclude “l’effetto domino”: “Il rischio di repliche è forte nei mesi e negli anni che verranno. Ma più gli anni passeranno, più il rischio diminuirà, fino a scendere di nuovo al livello di prima del sisma. Tuttavia, si può dire che il Nord dell’Italia vivrà nei prossimi mesi con una spada di Damocle sulla testa”. Bernard fa notare che finora l’epicentro era lontano dalle città, a 40-50 km da Ferrara, Bologna o Modena. “Ma se a un prossimo sisma l’epicentro sarà a meno di 10 km da una città, le distruzioni saranno considerevoli”.

Terremoto: gli esperti, non è finita la faglia si romperà ancora nei prossimi giorni


Sul terremoto in Italia gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non sono affatto ottimisti, infatti prevedono che nei prossimi giorni ci potrebbero essere altre scosse, alcune delle quali potrebbero essere perfino molto forti. D’altronde bisogna considerare anche, come hanno chiarito gli esperti dell’Ingv, che le scosse che stanno mettendo in ginocchio l’Emilia sono l’effetto della rottura di una nuova faglia.

La faglia in questione è già stata individuata negli eventi sismici dei giorni scorsi: è una struttura lunga circa 40 chilometri, che in parte si è rotta con il terremoto del 20 maggio, in parte con scosse di magnitudo più bassa. L’Ingv prevede che la stessa faglia arriverà a nuove fratture nei prossimi giorni. «Nella maggior parte dei casi si tratterà di terremoti di magnitudo più piccola, ma non possiamo escludere che si verifichino scosse anche superiori a quella iniziale

 

Trivellazioni in pianura padana


Le numerose trivellazioni avvenute nel corso degli anni hanno modificato l’equilibrio geologico dell’area tra le province di Modena e Ferrara. A conferma di questo collegamento ci sarebbe l’epicentro di quasi tutte le scosse: tra Finale dell’Emilia, Cento e San Felice sul Panaro.

Uno dei vertici di questo triangolo, Finale dell’Emilia, e’ all’interno di una concessione mineraria per l’estrazione sia di petrolio che di gas: la concessione Mirandola, ex ENI ceduta da qualche anno alla controllata di Gas Plus Padania Energia. Questa concessione e’ attiva, con otto pozzi, da nove anni.
Altri permessi di ricerca, ma non ancora di estrazione, circondano l’area dello sciame sismico. Sono le concessioni Fantozza, Grattasassi, Bastiglia, Cento, San Vincenzo. C’e’ infine un’altra concessione in produzione, Recovato (sempre di Gas Plus), che e’ pero’ un po’ piu’ lontana a sud di Cento.
La Pianura Padana rappresenta una delle aree maggiormente interessanti per l’attività di esplorazione e produzione petrolifera. AleAnna Resources, LLC è uno dei principali operatori in Pianura Padana con 7 permessi di ricerca di cui è unico titolare e 2 istanze di permesso di ricerca, distribuiti da est ad ovest.
AleAnna Resources, LLC, è un’azienda internazionale di ricerca e produzione di idrocarburi, con sede nello Stato del Delaware, e uffici locali a Matera e sede operativa a Roma.
AleAnna è focalizzata sull’Italia ove l’azienda sta sviluppando la propria attività tramite la presentazione di undici istanze di permesso di ricerca di idrocarburi nella Pianura Padana e nei Bacini del Bradano, per un totale di circa 3250 km2.
Per quanto riguarda la Pianura Padana, l’azienda è titolare di sette permessi di ricerca.

Non si può morire di terremoto! – Giampaolo Giuliani


 

Non si può morire di terremoto! – Giampaolo Giuliani
http://www.fondazionegiuliani.it/
Giampaolo Giuliani è in grado di anticipare di 6-24 ore il manifestarsi di un terremoto. La sua ricerca sui precursori sismici ha salvato la vita a quanti, nel 2009 in Abruzzo e in questi giorni in Emilia Romagna, hanno dato ascolto ai suoi allarmi.
Il terremoto uccide per ignoranza. Spesso non si conosce il livello di rischio sismico della regione nella quale si vive. Più spesso non si sa come comportarsi in caso di allarme terremoto. Se il meteo ci dice che domani pioverà, terremo a portata di mano l’ombrello. Ma se non viene nemmeno annunciato il rischio di un forte terremoto, perché il Comune non ci dice come comportarci? Serve la Prevenzione Civile, non solo la Protezione Civile.

Licenza YouTube standard

Sisma 29 maggio 2012


Un evento di magnitudo 5.8 si è verificato intorno alle ore 9.00 italiane tra le province di Modena e Ferrara. Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico denominato Pianura Padana Emiliana.

Nord Italia: Forte scossa di terremoto


Una forte scossa di terremoto è stata avvertita  in tutto il Nord Italia.

La forte scossa ha avuto una magnitudo 5.8. L’epicentro è ancora in Emilia, in provincia di Modena. Almeno 15 le vittime. La nuova scossa di terremoto ha provocato crolli di edifici già danneggiati e danni a strutture che erano state risparmiate dal sisma del 20 maggio.

La scossa è avvenuta alle ore 9 ed è stata avvertita dalla popolazione in provincia di Modena. I comuni prossimi all’epicentro sono Medolla, Mirandola e Cavezzo.

Sentita distintamente a Milano, specie nei piani alti delle abitazioni.

SCOSSA SUPERFICIALE, PROFONDITA’ 5-10 KM  – Secondo gli esperti della sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) la scossa “fa parte della sequenza in atto”. La scossa, il cui epicentro è stato localizzato a Mirandola (Modena), è stata abbastanza superficiale, avvenuta ad una profondità compresa fra 5 e 10 chilometri.

Sciame sismico nell’area del Pollino


Area del Pollino, nel nord della Calabria, vicino al confine con la Basilicata, da un anno  trema la terra quasi 550 volte. Scosse solitamente di bassa entità, ma anche medie-alte, come quelle che hanno colpito l’area stamani alle 4 e che hanno fatto segnare una magnitudo di 4.3 e magnitudo 3.2.

Il continuo ripetersi dei fenomeni sismici ha fatto salire alle stelle la tensione tra gli amministratori e gli abitanti della zona, che in più di un’occasione si sono riversati per le strade.

Una scena che si è ripetuta anche la notte scorsa. In centinaia, tra Castrovillari, Morano e Frascineto, i comuni in cui il sisma è stato avvertito più distintamente, hanno abbandonato le loro case in pigiama correndo verso spazi aperti per la paura di crolli.

Dopo la scossa, in molti hanno preferito continuare a trascorrere la notte all’aperto piuttosto che fare ritorno nelle proprie abitazioni. Non sono segnalate vittime o feriti, ma le scosse di oggi hanno provocato la caduta di frammenti del cornicione del campanile della chiesa della Maddalena oltre ad una crepa su una delle colonne.

Ma non è solo il Pollino ad essere interessato dallo sciame sismico, nella zona più a sud della provincia di Cosenza, comuni come San Fili, San Marco Argentano, Rende, San Vincenzo La Costa, Montalto Uffugo, Lattarico e Cavallerizzo di Cerzeto,si verificano scosse che vanno avanti da un anno.

Trivellazioni nel Pollino: rischio sisma. È allarme in Basilicata


Il professor Leonardo Seeber è uno dei più noti sismologi mondiali.

Al professor Seeber abbiamo chiesto delle possibili correlazioni tra l’attività sismica e l’attività estrattiva in Basilicata. Molti pozzi di petrolio, compresi quelli di reiniezione di liquidi ad alta pressione come Monte Alpi 9 e Costa Molina 2, si trovano nell’area epicentrale del disastroso terremoto del 1857 in Val d’Agri, o vicine ad attività umane già di per sé rischiose, come lo stoccaggio di rifiuti radioattivi.

Professore Seeber, i lucani devono temere terremoti da estrazione mineraria?
«L’Italia si profila lungo un contatto tra placche tettonicamente attive. Estrazione petrolifera o no, in gran parte d’Italia bisogna “temere”, o meglio, programmare i terremoti, come c’insegna la storia prima del petrolio. Più recentemente, si è anche capito che le attività ingegneristiche possono alterare lo stato meccanico della crosta terrestre in maniera sufficiente da triggerare terremoti. Triggerare significa anticipare un terremoto che senza l’intervento umano sarebbe accaduto più tardi. Quindi, rispondo di sì, l’attività estrattiva di idrocarburi è ben conosciuta come un agente che può alterare lo stato meccanico crostale in maniera sufficiente da triggerare terremoti».

Immettere liquidi ad alta pressione nel sottosuolo, aumenta il rischio sismico?
«Rimozione/aggiunta di massa e aumento/diminuzione della pressione del fluido interstiziale sono tipicamente associati all’estrazione petrolifera. Tali cambiamenti artificiali possono contribuire a una anticipazione (o a un ritardo) di un terremoto. L’incremento sostanziale è prolungato dalla pressione del fluido interstiziale ed è una delle maniere più efficienti per diminuire la resistenza della roccia e portare a una sua rottura sotto lo sforzo naturale. Generando in terremoto».

Dunque?
«Il diavolo è nei dettagli, come si dice in inglese. A questo punto, non solo abbiamo i mezzi per alterare in maniera significativa lo stato meccanico crostale, ma abbiamo anche la capacità di capire in maniera proficua come le nostre attività ingegneristiche alterino lo stato naturale e come tali cambiamenti influenzino il rischio di terremoti. Se si altera la natura, si deve anche capirne i dettagli e le conseguenze. Bisogna monitorare la situazione con mezzi geofisici moderni e studiarne attentamente i risultati.