Trivellano il vulcano Marsili, bomba a orologeria.


vulcano Marsili

(di Gianni Lannes )

 

A nord delle isole Eolie, al largo delle coste di Calabria e Sicilia, si staglia sotto il fondo del mare, il più grande vulcano d’Europa, ma non si vede perché è completamente sommerso da 500 metri d’acqua. Si innalza per 3 mila metri: è largo 50 chilometri ed è lungo 30. Secondo l’intrattenitore televisivo Piero Angela «è un’ottima sorgente di energia geotermica».

 

Tant’ è che il Ministero dello Sviluppo Economico ha conferito il 29 settembre 2009 alla Eurobuilding Spa un permesso di ricerca esclusivo per fluidi geotermici a mare sull’area del Marsili: il programma delle attività prevede in primo luogo la realizzazione di un monitoraggio completo di tale struttura, utilizzando le metodologie e le tecnologie più innovative. Su questo programma la società con sede legale a Servigliano in provincia di Ascoli Piceno, ha già ottenuto una valutazione positiva dalla Direzione Generale per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale ) del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. In sostanza, lo Stato italiano ha escluso per decreto la valutazione di impatto ambientale.
Insomma, una follia legalizzata che potrebbe causare disastri irreparabili. Eppure, per mera sete di profitto economico i padroni del vapore procedono alla perforazione.
Pochi mesi dopo, il 28 aprile 2010, il governo Berlusconi getta fumo negli occhi nell’imbambolata opinione pubblica. “Vulcani: sono 12 i sommersi”. Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, ha firmato oggi un’ordinanza di Protezione civile che darà il via a un piano di monitoraggio subacqueo di dodici vulcani sommersi, nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia. Lo ha annunciato il Capo Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, in una conferenza stampa nella sede dell’Associazione stampa estera a Roma. Si tratta di un’attività che non ha precedenti nel mondo. “Noi dobbiamo alzare il velo su questi vulcani sommersi che non vediamo – ha sottolineato Bertolaso – e cominciare a localizzarli esattamente. Dobbiamo vederli, toccarli, capirne i comportamenti”. Tra questi, ci sono il Vavilov e il Marsili: quest’ultimo è il vulcano con la superficie sommersa tra i più grandi al mondo. E’ necessario studiarli, per prevenire i rischi di possibili tsunami e poi porre in atto piani di prevenzione.
Bertolaso, ha citato il caso Stromboli, un vulcano alto quanto l’Etna (per due terzi è sommerso) che oggi è “uno dei vulcani più sorvegliati al mondo”. Il 30 dicembre 2002, il distacco di una parte in mare, a una profondità di 2000 metri, provocò uno tsunami “che non fu di poco conto”. Ci furono onde alte quanto il maremoto del 28 dicembre 2004 nel Sud-Est asiatico. Non ci furono conseguenze sulle persone, a parte un ferito lieve, solo perchè era inverno “Se lo stesso evento si fosse verificato in piena estate – ha sottolineato Bertolaso – il bilancio sarebbe stato sicuramente ben più pesante”: una decina o anche forse un migliaio di vittime con l’isola e le spiagge della sosta siciliana affollate di bagnanti e raggiunte dall’onda anomala.
“Per fortuna – ha detto Bertolaso – è avvenuto a dicembre”. Il progetto di monitoraggio si avvarrà anche della consulenza di esperti internazionali di vulcanologia e della comunità scientifica.
La scoperta dell’acqua calda!

 

??????????????????????????????????Annuncio Eurobuilding – «Entro il 2012 potrà essere realizzato il primo pozzo geotermico offshore della storia. I numerosi vulcani presenti nel Tirreno meridionale – al largo delle coste siciliane, calabresi e campane – sono enormi sorgenti di calore; l’acqua marina che s’infiltra al loro interno si surriscalda (può raggiungere temperature di 400° C e pressioni superiori a 200 bar) e acquista un potenziale calorifero che può essere trasformato in energia elettrica, paragonabile a quello generato dalle più grandi centrali geotermiche mondiali o ad impianti nucleari di media taglia. Il cammino del progetto “Marsili” si comprende di tre fasi: Esplorazione, Perforazione, Produzione. Il Mediterraneo, e più precisamente il Mar Tirreno sud-orientale, è sede di un importante distretto vulcanico, sottomarino, il Marsili, che può diventare la prima importante fonte di approvvigionamento di energia geotermica offshore della storia, aprendo la strada ad una nuova, pulita ed inesauribile fonte di energia. La società italiana Eurobuilding SpA e il gruppo di ricerca da essa costituito e finanziato, che comprende i più importanti Organismi di Ricerca del settore e precisamente: l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV; l’Istituto per la Geologia Marina del CNR-Ismar, l’Università di Chieti – Centro di Ricerche sperimentali per le geotecnologie ed il Politecnico di Bari, hanno affrontato dal 2005 ad oggi una sfida scientifica e tecnologica unica a livello mondiale, con l’obiettivo finale di produrre energia dal primo campo geotermico a mare, ubicato nell’area del Marsili. La perforazione dei pozzi esplorativi è la fase finale di ogni programma di esplorazione ed è il solo metodo che permette di definire con certezza le caratteristiche di un serbatoio geotermico e di valutarne il potenziale. L’attività di perforazione verrà sviluppata attraverso una struttura superficiale di supporto (piattaforma semisommergibile,drilling ship). Profondità di attacco tra 500 e 1000 m non costituiscono un problema per l’utilizzo di tubaggio di raccordo con la testa pozzo (riser). Tale obiettivo sarà perseguito attraverso la definizione di una campagna oceanografica, da realizzarsi entro il 2011, propedeutica alla realizzazione del primo pozzo geotermico offshore mari realizzato, previsto per il 2012. La produzione di energia elettrica, con il supporto di una piattaforma multifunzionale offshore, dotata di tutte le strutture necessarie alla perforazione e alle unità di produzione di energia elettrica, sarà possibile entro il 2015. In una struttura delle dimensioni del vulcano Marsili si attendono decine di milioni di m3 di fluidi geotermici da avviare a produzione elettrica, con una ricarica praticamente continua (questo elemento è molto importante perché permette di sfruttare tutte le potenzialità del campo geotermico senza problemi di abbassamento del livello dei fluidi che, invece, si incontrano nei campi onshore). In questo modo sarà possibile installare una capacità produttiva di almeno 800 MWe, tale da raddoppiare l’attuale potenza elettrica nazionale proveniente da fonte geotermica. L’investimento complessivo per opere e infrastrutture connesse a tale obiettivo è stimato in circa 2 miliardi di euro. Nell’area di mare oggetto del Permesso di Ricerca non risultano zone soggette a vincoli di tutela biologica, naturalistica e archeologica. L’area non esercita alcuna influenza sul regime dei litorali, né sulla fruizione turistica delle aree costiere, inclusi gli aspetti paesaggistici. Inoltre, le attività di esplorazione geofisica e geochimica del campo geotermico del vulcano sottomarino Marsili non sono invasive e non comportano alcun impatto sull’atmosfera e sull’ambiente idrico. Relativamente alle attività di perforazione geotermica non si prevedono impatti tali da creare modificazioni permanenti all’ambiente, considerata anche la breve durata delle operazioni previste».
Allarme inascoltato – “Pericolo tsunami nel Tirreno”: geologo lancia l’allarme, “il vulcano Marsili si è risvegliato”. A quanto rilevato la sua attività si è ridestata, ed ora la preoccupazione è per una catastrofe che potrebbe originarsi da una sua eruzione e conseguenti eventi franosi sui suoi versanti, onda anomala che colpirebbe le coste meridionali che si affacciano sul Tirreno, appunto.
È stato il professor Franco Ortolani, direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio ed ordinario di Geologia presso l’università Federico II di Napoli, a notare questa attività e a lanciare l’allerta. Chiaramente è importante, pur dedicando molta attenzione a ciò che avverrà nel Marsili, evitare facili allarmismi: come ha dichiarato lo stesso Ortolani è fondamentale organizzare, nel più breve tempo possibile, dei ‘sistemi di difesa dei litorali‘. Ortolani dà un’idea di come si realizzano tali sistemi mediante uno studio approfondito pubblicato sul Portale Meteo del Mar Mediterraneo. Secondo l’idea del professore, si potrebbero sfruttare le isole dell’arcipelago delle Eolie come delle vere e proprie ‘sentinelle’, che possano preannunciare con un tempo sufficiente all’organizzazione l’arrivo dell’onda anomala. Questo studio è stato definito dal professor Ortolani in seguito al maremoto verificatosi il 30 dicembre del 2002, e che aveva colpito Stromboli, le isole nelle vicinanze e anche le coste della Sicilia vicino a Milazzo e quelle campane di Marina di Camerota. I dati raccolti in quell’occasione e pubblicati dal dipartimento di fisica dell’università di Bologna e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma hanno rivelato come, negli ultimi duemila anni, sono stati 72 i movimenti anomali del mare che si sono abbattuti lungo le coste del nostro Paese.
Effetti collaterali? Mai stranamente considerati dal Governo tricolore. Secondo l’esperto Enzo Boschi, a capo per lungo tempo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, «La nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento».
Allora è pericoloso bucare i vulcani in attività? Sono per caso giganteschi ordigni ad orologeria? C’è qualche nesso tra i giochi di guerra della Nato, proprio in questa area del Mediterraneo, a ridosso dei vulcani Marsili, Magnaghi e Vavilov, nonché di faglie sismiche attive, ed i terremoti che stanno sconquassando come non mai lo Stivale?

 

Nuova eruzione Etna


eruzione etna 04 2013

 

Una vera e propria tempesta di cenere ha avvolto Acireale, Giarre, Riposto, Santa Venerina e Zafferana Etnea: le strade sono ricoperte della sabbia nera espulsa dall’Etna.

 Una coltre di fumo alta chilometri si è innalzata dal vulcano.

La Protezione civile regionale ha chiesto ai Comuni interessati di attivare il Piano d’emergenza.

 Nuova fase eruttiva sull’Etna, la nona del 2013.

E’ iniziata alle 10.30 con l’emissione di cenere dal nuovo cratere di sud-est ed e’ proseguita con la presenza di fontane di lava, dalla stessa bocca, a partire dalle 13.55.
Non e’ esclusa la presenza di una colata ad alta quota. 
La cenere  lavica, sospinta dal vento, si è diretta sul versante est del vulcano, ma non ha influenzato l’operativita’ dell’aeroporto di Catania, che e’ rimasto aperto.
L’ attivita’  e’ monitorata dall’Ingv di Catania.

Uno stargate in Messico? Il governo messicano tenta di calmare le voci sugli UFO del Vulcano Popocatepetl


Che diavolo sta succedendo sul Popocatepetl ?
Alcune persone sono convinte che nella bocca del vulcano messicano ci sia un vero e proprio stargate, attraverso il quale veicoli di origine non terrestre transitano indisturbati. Gli avvistamenti hanno creato abbastanza clamore tanto da spingere il governo messicano a tentare di fornire una spiegazione ufficiale e plausibile del misterioso fenomeno.
La Segreteria del Governo (SEGOB) e la Protezione Civile Nazionale (CENAPRED) hanno diramato una nota informativa sulle immagini del 25 ottobre 2012 riprese sul vulcano Popocatepetl, nelle quali è possibile osservare un gigantesco oggetto luminoso tuffarsi all’interno del cratere.
Nota Informativa: Secretaria de Gobernación (SEGOB)
Sistema Nacional de Protección Civil CENAPRED
Alle 22:44 del 25 ottobre 2012, la telecamera del CENAPRED, che si trova presso la stazione di monitoraggio continuo Altzomoni del vulcano  Popocatepetl, ha registrato la manifestazione e il transito di un segnale luminoso, intensamente luminoso, nel quadrante in alto a sinistra dell’immagine, che si muove a grande velocità, aumentando la sua luminosità e, a quanto pare, introdursi nel cratere del vulcano.
La presenza di questo segnale luminoso nell’immagine ha una durata di circa 3 secondi.

Popocatepetl-cenapre-01.png

La telecamenre del CENAPRED presso Altzomoni si trova a 11 chilometri dal cratere del vulcano Popocatepetl e a pochi metri di distanza dal punto in cui la società Televisa ha installato una sua telecamera sulla quale sono state registrate immagini simili che sono state poi ritrasmesse sul “Noticiero con Joaquin Lopez Doriga”, programma andato in onda nella notte di venerdì 25 ottobre 2012.

Va sottolineato che le differenze di forma, lunghezza, ombra e luminosità tra le immagini del CENAPRED e quelle di Televisa sono dovute ai particolari aspetti tecnici di ciascuna attrezzatura, soprattutto alla loro differente risoluzione. Inoltre, l’angolo visuale delle immagini del CENAPRED è molto più ampio, mentre la attrezzatura di Televisa sono molto più sensibili alla luce.
Durante la discesa del segnale luminoso, nessuna delle stazioni di monitoraggio del vulcano ha registrato significativi eventi sismici.

Le registrazioni non mostrano alcuna variazione che potrebbe essere associata al possibile impatto di un oggetto all’interno del cratere o nelle sue vicinanze.
Il comportamento eruttivo del vulcano Popocatepetl, nei giorni successivi all’evento, è rimasto entro i parametri normali.

Il sistema di monitoraggio sismico registra, normalmente, tra i 35 e i 70 eventi al giorno. Questi eventi sono di bassa-media intensità, con emissioni di vapore acqueo, gas e piccole quantità di cenere.

Il 25 ottobre sono stati registrati 45 eventi di intensità moderata. L’evento più rilevante è stato registrato immediatamente prima dell’avvistamento dell’oggetto luminoso, alle ore 20:42.
Popocatepetl-cenapre-02.png

Il vulcano ha emesso uno sbuffo di vapore acqueo e gas in direzione sud-ovest, con un aumento dell’incandescenza poco al di sopra del cratere, fenomeno che è stato possibile osservare in modo costante per tutta la notte.
Le differenze tra le due telecamere è significativo, poichè il campo visivo più ampio delle immagini del CENAPRED consente all’osservatore di vedere l’apparizione del segnale luminoso e l’aumento progressivo della sua luminosità, mentre nelle immagini di Televisa, l’oggetto ha già raggiunto il suo massimo splendore quando entra nel cratere.
Si deve anche considerare che entrambe le telecamere sono impostate in modalità “visione notturna”, caratteristica che rende gli strumento particolarmente sensibili in condizione di scarsità di luce, saturando i pixel di luce intensa, esagerando le sue dimensioni.

Questo potrebbe spiegare la strana forma rettangolare del segnale luminosità al massimo del suo splendore.

Un’osservazione dettagliata delle immagini, ci permette di affermare che l’oggetto non sembra entrare nel cratere. Piuttosto, il segnale sembra muoversi molto più indietro al cratere.

La sua comparsa nella parte superiore dell’atmosfera, al sua traiettoria e l’aumento della sua luminosità permettono di ipotizzare che si tratti di un meteorite particolarmente brillante, noto anche come bolide (a quanto pare doveva essere bello grosso stò meteorite! n.d.N.).
Nel periodo dell’anno nel quale è avvenuto l’avvistamento, avvengono due “piogge meteoritiche”.

In primo luogo, le Orionidi, attive dal 2 ottobre al 7 novembre, raggiungendo nella notte del 20 ottobre il picco di circa 25 meteoriti all’ora. In secondo luogo, le Tauridi, attive dal 1° ottobre al 25 novembre, con un picco di 5 meteoriti all’ora nella notte del 5 novembre. I nomi dati a questi fenomeni sono dovuti alle traiettorie seguite dai meteoriti che sembrano originarsi dalle regioni di cielo delle costellazioni di Orione e del Toro.

Le Orionidi tendono ad essere meteoriti che entrano nell’atmosfera terrestre ad alta velocità e sono di piccole dimensioni (quanto i granelli di sabbia), producendo una serie di scie luminose che durano meno di un secondo.

Le Tauridi, invece, sono costituite da frammenti un pò più grandi (come la ghiaia) e si muovono più lentamente, generando spesso bolidi, vale a dire meteoriti molto luminosi (possono superare la luminosità di Venere) che viaggiano per alcuni secondi prima di consumare se stessi.

La traiettoria dell’oggetto visibile nella fotocamera di Altzomoni coinciderebbe con quella che potrebbe essere originata da un Tauride.
Di seguito è possibile osservare la sequenza di immagini scattate dalla telecamera del CENAPRED, una ogni 25 secondi, dove si può osservare il bolide dalla sua comparsa, fino a quando scompare dietro (o dentro?) il vulcano.

Considerando che il cratere ha un’ampiezza di 800 metri, la scia del bolide luminoso non supera i 200 metri apparenti di lunghezza. La sua traiettoria, leggermente inclinata da sinistra a destra, proverebbe la sua origine dalla costellazione del Tori, che in quel momento è visibile all’orizzonte.
vulcano-messico.jpg

L’immigine generata dal programma Stellarium 0.7.1. mostra la mappa del cielo sopra Altzomoni il 25 ottobre alle ore 20:44. In giallo è segnata la traiettoria seguita dal bolide e in rosso l’estensione della sua traiettoria, verso il Toro vicino alle Pleiadi. La traiettoria curva è dovuta alla curvatura della volta celeste.
Popocatepetl-cenapre-03.png

Conclusioni:
Secondo l’analisi effettuata dagli specialisti, questo evento non ha nessun rapporto con l’attività eruttiva del vulcano Popocatepetl. Al momento del contatto apparente tra l’oggetto e il cratere, non sono stati registrati eventi sismici. Questo ci porta ad affermare che, mentre visivamente il fenomeno luminoso sembra entrare nel cratere, molto probabilmente sta viaggiando lungo una traiettoria molto più lontana alle spalle del vulcano. Questa affermazione è sostenuta dal fatto che nessuna delle quattro telecamere della rete di monitoraggio visivo che circonda il Popocatepetl ha registrato l’oggetto in questione dai loro rispettivi angoli di visuale.

Il segnale luminoso registrato dalle telecamere del CENAPRED e di Televisa, può essere associato ad un qualche evento astronomico, specificatamente un bolide della pioggia meteoritica delle Tauridi, date le sue caratteristiche e la sua traiettoria.

Potrebbe, quindi, trattarsi di un meteorite entrato nell’atmosfera terrestre, lasciando una scia luminosa prodotta per attrito.
Non si può escludere la possibilità che l’oggetto sia un frammento di un satellite artificiale che ha lasciato una scia luminosa simile a quella di un meteorite quando entra in atmosfera.

Tuttavia, entrambe le ipotesi richiedono una validazione esaustiva e un’analisi profonda da parte delle istituzione e degli esperti di astronomia e scienze dello spazio.
[Scarica documento originale].

Le pulci del Navigatore
Allora? Cosa ne pensate? L’esaustiva spiegazione del governo messicano ha placato le vostre ansie contattiste e i vostri pruriti cospirativi? Non vi stupisce l’eccessivo zelo nel voler trovare una spiegazione a tutti i costi? Eppure, almeno due cose non tornano, o comunque sono state trascurate nel rapporto.
La prima riguarda le immagini registrate dalle telecamere del CENAPRED il successivo 14 novembre 2012, nelle quali il “segnale luminoso” sembra fuoriuscire dal cratere. Forse il meteorite ha cambiato idea e ha deciso di tornare in orbita?

La seconda è una segnalazione di Stephen Hannard (ADGUK)  il quale è convinto che gli scienziati messicani non sono ancora in grado di fornire una spiegazione accettabile di quanto successo sul cratere del Popocatepetl.
La cosa più interessante è la comparsa di un enorme vortice energetico al di sopra del Messico, pochi giorni dopo la manifestazione del fenomeno luminoso sulla sommità del Popocatepetl.

Il vortice è stato catturato dal redar meteorologico “Intellicast” il 27 ottobre 2012 e vi è rimato fino al 28 ottobre 2012.

messico-vortice-intellicast.jpg

Si tratta di una semplice coincidenza? Oppure le manifestazioni del Popocatepetl sono l’indizio di un’attività UFO molto complessa sul nostro pianeta? Insomma, che diavolo sta succedendo sulla Terra?

fonte:  http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=28d1cad933df4ca6

Vulcano Tongariro si risveglia


 

Dopo più di 100 anni  di inattività ( l’ultima eruzione risale al 1897) si risveglia il Tongariro,

il vulcano che si trova nel parco naturale dell’Isola del Nord, in Nuova Zelanda.

I primi segnali di risveglio in realtà erano stato stati registrati nel mese di agosto scorso, con un eruzione che rese necessaria  la cancellazione di alcuni voli interni.

 Tongariro si è rifatto sentire questa notte dove i sismologi hanno registrato un’eruzione e una conseguente colonna di fumo e cenere.

Le autorità hanno allertato le comunità locali in quanto, seppur lieve, c’è rischio che vengano

investite da una pioggia di cenere. Un testimone racconta che la nuvola sarebbe arrivata a circa 2 km di altezza.

Nuova Zelanda: il vulcano Ruapehu sta per esplodere


I vulcanologi della Nuova Zelanda hanno lanciato oggi l’allarme per il vulcano Ruapehu, in quanto sta mostrando segni di un’imminente eruzione.

L’Istituto del governo di scienze geologiche e nucleari (GNS Science) ha detto che la temperatura al di sotto del Ruapehu Crater Lake è di circa 800 gradi centigradi, mentre il lago superficiale misura solo 20 gradi centigradi, il che significa che gli sfiati del cratere si sono “tappati”.

Questo potrebbe portare ad un accumulo di pressione sotto il Crater Lake, con un rischio elevato di eruzione nelle prossime settimane o mesi.

“Pensiamo che la pressione sotto il Ruapehu Crater Lake è aumentata e questo rende l’eruzione più probabile nelle prossime settimane o mesi,” riferisce il vulcanologo del GNS Science Steve Sherburn.

 

fonte: http://news.xinhuanet.com/english/sci/2012-11/16/c_131978826.htm

Indonesia – Il vulcano Rokatenda esplode


 

Indonesia – Il monte Rokatenda situato nel distretto di Sikka ad est da Nusa Tenggara é esploso questa mattina e attualmente sta continuando ad emettere ceneri vulcaniche che hanno avvolto i villaggi vicini al cratere.
Centinaia di abitanti sono stati evacuati trovando rifugio presso il villaggio Hewuli del distretto di Alok Barat.
L’agenzia per le emergenze ha riferito che almeno sei dei 196 sfollati sono stati ricoverati in ospedale per sintomi di soffocamento e irritazioni alle vie respiratorie.

I vulcanologi hanno dichiarato che lo stato di allerta per il vulcano rimane su livello 3 anche se al momento non c’é un imminente pericolo di eruzione.

Messico: ufo entra nel vulcano Popocatepetl


La presunta presenza di un ufo nel cratere del vulcano Popocatepetl, ripresa in Messico da un telegiornale molto seguito, sta causando sconcerto e confusione nella popolazione locale, malgrado la comunità scientifica continui a diffondere scetticismo a piene mani riguardo all’episodio.

Lo scorso 25 ottobre, alle 20.45 ora locale, una delle telecamera usate per monitorare l’attività del vulcano, a circa 65 chilometri da Città del Messico, ha ripreso un oggetto luminoso in discesa nel cratere.

Le immagini sono state poi presentate nel telegiornale della sera del canale Televisa: l’oggetto vi appariva cilindrico, probabilmente metallico o comunque brillante, di grandi dimensioni, e sembrava muoversi a una velocità superiore a quella di un aereo.

La possibilità che si sia trattato davvero di un ufo è stata accolta dai dubbi della comunità scientifica locale. “Secondo me si tratta di un effetto ingannevole del video, perché non si vede nessuna interazione dell’oggetto con l’atmosfera o i gas e il fumo che s’innalzano dal vulcano”, ha detto ad esempio William Lee, dell’Accademia messicana delle Scienze. L’astronoma Julieta Fierro ha sottoscritto le perplessità del collega, segnalando che in base al filmato “é impossibile determinare se quello che si vede è un oggetto in caduta nel cratere o il riflesso di un qualcosa che sta avvenendo magari a milioni di anni luce dalla Terra”. Fonte: Ansa

Secondo gli specialisti l’oggetto registrato è di forma cilindrica ed è lungo almeno 1 chilometro e largo 200 metri, ovviamente non hanno idea da dove possa provenire. 

Si può notare chiaramente che questo corpo ha un’effettiva massa solida e non si tratta assolutamente di un disturbo tecnico, tantomeno di un meteorite.

Terremoti: Attenzione al Sud Italia


 

Scuotimenti artificiali provocati dalla macchina bellica HAARP ? Morte e distruzione programmata dal Pentagono ?
A quanto pare il terzo mondo d’Europa (nella considerazione di chi detiene il potere) vale a dire il Mezzogiorno d’Italia questa volta rischia grosso, forse più di ogni altra.
Un potente sisma in aree già vulnerabili – anche sotto il profilo del dissesto idrogeologico – come la Calabria, la Sicilia, la Basilicata, la Campania, la Puglia ed il Molise sarebbe una catastrofe.
Se fate un salto a Messina, troverete ancora le baracche del terremoto datato 1908 ed all’interno i discendenti di quel tragico evento o addirittura qualche vecchia sopravvissuta. Identico copione per il terremoto del Belice e quello di Potenza (nelle baracche di un quartiere periferico della città lucana sorto a causa di un terremoto dimenticato dalla memoria collettiva, sopravvivono da qualche decennio persone e tanti bambini, accanto palazzoni della speculazione impunita).
Ma questa volta di naturale c’è ben poco. L’allarmismo c’entra niente: invece manca la prevenzione e l’attenzione istituzionale ad un territorio ferito da mezzo secolo ed oltre di attentati continui agli ecosistemi.
Cemento armato ed asfalto abusivo ma legalizzato dallo Stato e disboscamenti a ripetizione fino a denudare Madre Terra.
Nel Meridione latitano i piani di evacuazione per la popolazione civile in caso di simili disastri.
Dopo non avrà senso piangere i morti, perché non torneranno in vita. Ora bisogna reclamare, anzi pretendere subito dallo Stato italiano immediata sicurezza.
E se questo governo fantoccio del golpista soft Mario Monti nicchia, allora si scioglie democraticamente.
Il popolo è sovrano o no?
Previsione di strage – Un terremoto al Sud, tra Messina e Reggio Calabria potrebbe fare una vera e propria strage, non per colpa del sisma in sé ma per colpa dell’uomo e delle sue miopi scelte urbanistiche.  A certificarlo sul piano scientifico, c’è uno studio del 2008, presentato durante il convegno internazionale di Messina per il centenario del sisma che colpì la città nel 1908, provocando 86mila morti.
Il rischio che si verifichi un sisma in quell’area è concreto. Lungi dal creare allarmismi, la zona è spesso soggetta a terremoti. A firmare il documento, allora, furono 16 esperti, tra i sismologi dell’Ingv, l’Eucentre, il Centro europeo di ingegneria sismica e Rui Pinho, portoghese trapiantato in Italia, oggi responsabile di Gem, un progetto mondiale di prevenzione del rischio sismico.
Sul sito dell’Università di Messina è presente inoltre un documento che lascia alquanto  perplessi.
Si tratta di una versione più tecnica della stessa ricerca, infatti   le stime sul costo della riparazione del danno e sulle vittime a causa del collasso strutturale sono cancellate da una serie di omissis, o meglio di “X”.
E se, come pare, il numero di X corrisponde al numero di cifre cancellate, si parla di miliardi di euro e, appunto, decine di migliaia di morti.  E che dire della sorte di alcuni impianti chimici a Priolo, Melilli e Milazzo?
Quesiti elusi – Se regna la pace e non è stata dichiarata la guerra – almeno in via ufficiale – allora perché la base USA di Sigonella (imbottita di ordigni nucleari) ad un tiro di schioppo dal vulcano attivo Etna è in stato di massima allerta?
Per quale ragione il ministero della Difesa (tricolore) non ha fornito uno straccio di spiegazione alle innumerevoli esercitazioni belliche della Nato durante il corso di tutto l’anno 2012, esattamente nelle aree più sensibili del Mediterraneo, ovvero delle acque territoriali italiane, dove sorgono faglie sismiche attive e perfino il vulcano sottomarino Marsili?
USA – Chi pensate che abbia provocato il surriscaldamento globale? H.A.A.R.P. vi dice niente?
Il Protocollo di Kyoto è una foglia di fico? Ecco una spiegazione in pillole per gli adulti vaccinati.
Dietro la facciata di ricerca scientifica volta al miglioramento di radar, comunicazioni, sistemi geofisici per la ricerca di petrolio e depositi militari si nasconde lo sviluppo sperimentale di una potente tecnologia di irradiamento a radio-onde capace di dirigere quantità altissime di energia in località strategiche del pianeta. Come?
Sollevando con un raggio estese aree della ionosfera, quella zona dell’atmosfera compresa tra 40 e 600 miglia, e riscaldandole; onde elettromagnetiche rimbalzano indietro sulla terra e penetrano qualsiasi cosa vivente e/o morta.
H.A.A.R.P. utilizza i più elevati livelli di energia mai adoperati che provocherebbero modificazioni molecolari dell’atmosfera con conseguenti cambiamenti climatici, non solo ma le onde riflesse sulla superficie terrestre sarebbero in grado per la loro intensità e penetrazione di manipolare e disgregare i processi mentali umani.
Secondo alcuni scienziati l’utilizzo improprio e sconsiderato di tale energia potrebbe avere conseguenze cataclismatiche. Nessuno infatti è in grado di prevedere come la terra, che altro non è che un organismo biomagnetico reagirà a questo eccesso di radiazioni.
Infine ricordiamo che H.A.A.R.P. è la realizzazione pratica delle teorie di Nikola Tesla.
Le onde sismiche terrestri provocano fluttuazioni nella ionosfera misurabili attraverso i ricevitori fissi dei satelliti del GPS.
Il violento terremoto di Denali, in Alaska (3 novembre anno 2002) ha fatto tremare non solo la terra ma anche il cielo.
Lo conferma uno studio congiunto dell’Istituto di Fisica del Globo di Parigi e del California Institute of Technology di Pasadena.
La scoperta potrebbe migliorare le tecniche di rivelazione dei terremoti nelle regioni prive di network di strumenti sismici, compresi i fondali oceanici.
I ricercatori hanno usato con successo i satelliti del Global Positioning System (GPS) per tracciare una mappa dei disturbi nella ionosfera che sono seguiti alla violenta scossa, di magnitudo 7.9.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Geophysical Research Letters”. La ricerca è stata condotta con il supporto dello Space Weather Applications Pilot Project dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che mira a sviluppare sistemi operativi di controllo delle condizioni atmosferiche che possono influenzare la vita sulla Terra. La ionosfera è una regione dell’atmosfera piena di particelle cariche che circonda la Terra fra i 75 e i 1000 chilometri di altezza.
Una delle sue caratteristiche è di interferire con le onde radio che vi si propagano attraverso.
Nel caso particolare dei segnali del GPS, le fluttuazioni nella ionosfera possono causare ritardi del segnale, errori di navigazione o, in casi estremi, diverse ore di sospensione del servizio in particolari località. Gli scienziati già da anni hanno studiato la capacità della ionosfera di agire come un amplificatore naturale delle onde sismiche che si muovono lungo la superficie terrestre.
Quando si è verificato il terremoto di Denali i ricercatori hanno raccolto i dati delle reti di centinaia di ricevitori fissi del GPS per mappare la struttura della ionosfera in tre dimensioni e in ogni dettaglio. Hanno così osservato un fronte d’onda caratteristico che si muoveva attraverso la ionosfera, con un segnale due o tre volte superiore al livello di fondo.
La Repubblica (22 giugno 1980) – Il quotidiano di Carlo De Benedetti (affiliato al Club Bilderberg), all’epoca diretto dal fondatore Eugenio Scalfari diede la seguente notizia in un trafiletto, 5 giorni prima della strage di Ustica (81 morti), di cui pubblicò un resoconto soltanto due giorni dopo la messa in onda del tragico “scenario di guerra” (così descritto dal giudice Rosario Priore nella famosa sentenza ordinanza).

Tanto per vedere l’effetto che fa:  «… un gruppo di scienziati piloterà una serie di esplosioni in mare aperto: si tratterà di piccoli terremoti artificiali … Gli esperimenti cominceranno il 29 giugno e proseguiranno fino al 21 luglio a bordo di una nave oceanografica del Cnr  (che finanzia tutta l’operazione) …  ci saranno scienziati italiani, tedeschi, francesi e austriaci faranno esplodere potenti cariche di dinamite. Le zone prescelte sono tre: il golfo di Gela, la fascia a sud-est di Capo Passero e il golfo di Milazzo…».
Bibliografia  utile:
Herzenberg C.L., Physics and Society, April 1994.
Williams R., Physics and Society, April 1988.
Eastlund B., Microwave News, May/June 1994.
Kofinan W.,  Lathuillere C., Geophysical Research Letters, Vol 14, No. 11, pp 1158-1161, November 1987 (Includes French experiments at EISCAT).
Metz G, Perkins F.W., “Ionospheric Modification Theory: Past Present and Future”, Radio Science, Vo1.9, No. 11, pp 885 -888, November 1974.
Bertell R., Planet Earth: The Latest Weapon of War, Black Rose Books Ltd 2001

Dal Terremoto di Messina1908 alla Valutazione di Scenari di Danno nel 2008